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DOOMED (spacciato)

La notizia è di ieri: un uomo di 58 anni, Ki Suk Han, è morto dopo essere stato spinto sotto i binari della metro di New York.

Tragica fatalità, orrore metropolitano; l’uomo ( che a casa lascia moglie e una figlia) si è trovato di fronte ad uno squilibrato che stava importunando altri viaggiatori, hanno discusso e il giovane ha improvvisamente spinto Han, che dopo aver tentato disperatamente di salvarsi è stato travolto dal treno ed è deceduto poco dopo.

Sono scene ed episodi ai quali, purtroppo e tragicamente, siamo quasi abituati ad ascoltare.

Quello che più mi ha sconvolto, però, è la copertina del New York Post, che ha pubblicato la foto in primissimo piano di Ki Suk Han che tenta disperatamente di salvarsi arrampicandosi sulla banchina, e il titolo DOOMED, che significa “spacciato”.

Questa foto è stata scattata da un fotografo che casualmente si trovava sul posto, e che ha prontamente immortalato gli ultimi disperati istanti di vita di quest’uomo, ed è subito stata polemica. Perchè, anzichè mettersi a fare foto, non è stato fatto alcun tentativo di salvare quel poveretto? Il fotografo ha dichiarato che in realtà stava correndo, e che ha fotografato per innescare il flash e tentare così di segnalare al conducente della metro che doveva fermarsi.

Ho deciso di non pubblicare quella foto, anche se forse molti di voi l’avranno vista, perchè voglio rispettare quegli ultimi momenti di terrore e disperazione. Però, quelli di voi che hanno visto lo scatto, forse concorderanno con me sul fatto che davvero la foto è perfetta: l’uomo è perfettamente inquadrato, con la metro alle spalle che incombe, non sembra assolutamente fatta da qualcuno che sta correndo, non è minimamente mossa.

Volendo concedere il beneficio del dubbio sulle reali intenzioni del fotografo, mi chiedo comunque: chi è davvero spacciato? quel disgraziato che tentava di salvarsi la vita o chi usa una simile tragedia per schiaffarla in faccia ai lettori in prima pagina?

Dove sta andando l’informazione? Cosa stiamo comunicando? Uno macabro scoop ha più valore del tentare di salvare una vita?

Probabilmente sarebbe stato difficile cercare di sollevare quell’uomo dai binari prima che il treno arrivasse…ma qualcuno ci avrà provato? Probabilmente il tutto è accaduto troppo velocemente per tentare di fare qualcosa…però si è trovato il tempo di fare foto! E non parlo solo di questa foto, ma di tante altre, scattate, come hanno dichiarato i presenti, anche dopo che Ki Suk Han era stato issato dai binari per tentare di rianimarlo.

Per mostrarle a chi? E per mostrare cosa?

Forse ci illudiamo che guardare la morte attraverso un obiettivo o uno zoom ci renderà immuni alla sofferenza?

E’ la distanza che ieri mi ha spaventato e profondamente rattristato: è l’osservare e il non vivere, filmare e scattare foto senza immergersi nella tragedia di un uomo che sta per morire, è pubblicare la foto di un condannato a morte e non avere il minimo rispetto di una vita che sta per essere spezzata.

Cosa dobbiamo comunicare quindi? Personalmente mi schiero dalla parte della Verità:  e la Verità è una persona, cioè Gesù.

E Gesù è vicino a chi soffre e le Sue Parole e i suoi sguardi sono un calarsi fino in fondo nel cuore delle persone, e sentire con loro il peso del dolore per risalire verso la Luce….

Comunicare la Verità, quindi, è comunicare Gesù, che non è morte ma Vita, non è tenebra ma Luce,  non è cinismo ma Amore!

 

 

 

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4 thoughts on “DOOMED (spacciato)”

  1. Sempre più mi rendo conto che senza Gesù è questo mondo ad essere spacciato…

    C’è un bisogno urgente di evangelizzazione, di portare Gesù nella vita di tutti, nella società, tra gli uomini, nelle famiglie, tra gli amici, oggi in questi tempi così bui, più che mai.

  2. Ciao; grazie dell’articolo.
    Sembra che oggi l’uomo sempre di più, non è quello che è e non cerca nemmeno di ‘essere’, ma nell’egocentrismo a cui siamo portati da ciò che ci stà attorno, puntiamo ad essere noi il centro e miriamo solo ad ‘apparire’.
    Penso che certe situazioni come questa dimostrino una durezza implicita che è conseguente a una certa ‘educazione’ molto diffusa che nel corso della crescita di una persona degrada l’uomo fino al punto di renderlo freddo e con una coscienza molto indebolita a forza di sfamare il proprio ‘io’.
    Delle volte penso (scusate se esco un pò dall’articolo qui sopra) anche all’uso di fb, spesso un giovane lo usa per se stesso, cioè il fine è lui e la sua immagine… mi ricordo quando 1 mese fà un ragazzo in Sicilia ha ucciso per sbaglio la sorella della sua ex fidanzata, anche lui su fb scriveva frasi d’amore, ma lo faceva …per amore possessivo…o per apparire innamorato e carino nei suoi confronti…o per amore vero? Anche i Social network possono creare un distacco tra vita reale e virtuale o ideale, e la persona che li usa senza tanto criterio e molto tempo non ne capisce le conseguenze su di sè. Anche questa è una sorta di egocentrismo e qui il relativismo dilagante non è diverso solo da persona a persona (cioè che ognuno ha il suo pensiero e le sue verità), ma mi sembra che frammenti l’uomo ancora di più in se stesso: è relativa la realtà, è relativo il pensiero che non coincide con quello che vivo nella realtà, è relativa l’emotività perche’ sul social la si presenta in una maniera e nella concretezza è diversa e istintiva, è relativa la ragione che la usiamo quando fà comodo…
    Scusate se ho ampliato, ma mi stava a cuore dire anche questo perchè è un pò di tempo che ci stavo riflettendo;
    grazie!

  3. questa freddezza e indifferenza, lo scatto fermo e misteriosamente pronto davanti a un uomo disperato che urla perché sta per perdere la propria vita, questa abitudine al dolore che fa notizia perché…in fondo basta stupire e lasciare in qualche maniera il segno….sono agghiaccianti e mi lasciano davvero perplessa….
    Poi magari ci si commuove davanti a un film perché sembra vero……ma davanti alla vita e alla sofferenza vera…no….quella sembra una finzione..
    Quanto dovremmo desiderare di avere la compassione di Gesù, che di fronte alle folle malata e stremata moltiplica il poco, quanto abbiamo bisogno di capire che in questa folla ci siamo anche noi…ecco allora forse, se si provasse a immaginare come ci si sente quando qualcun altro è nella prova…ecco allora forse le mani non si userebbero per fare uno scatto ma per alzare le braccia al cielo e per asciugarsi le lacrime…
    grazie Silvia della tua riflessione e per il tuo amore per la Verità !

  4. Ho letto un altro articolo ; parlava di un uomo che è stato preso,frustato, deriso, gli hanno messo una corona di spine, una croce sulle spalle; trafitto e crocefisso,davanti a sua madre. Pensate che cattiveria! Non c’erano fotografi, ma hanno raccontato tutto perché, invece di aiutarlo, soccorrerlo, sono stati a guardare. La vita non è strana? più di duemila anni fa succedevano le stesse cose, ed anche allora c’era chi stava con Gesù e chi stava contro.

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