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La versione migliore di me

Lady Bird e come fare a spiccare il volo

Tutti siamo alla ricerca di un posto, il “nostro” posto nel mondo, e di un modo giusto per essere amati e compresi, sempre accolti e ascoltati, desiderati da qualcuno, valorizzati per quello che abbiamo, perdonati per i nostri sbagli.

Forse alcuni la vita la rappresentano con l’immagine dei binari che solcano la terra e avanzano in cerca di un orizzonte amico, di un punto in cui trovare amore e pace.

“Lady Bird”, film della giovane regista Greta Gerwig, racconta uno squarcio di adolescenza come lo è per tutti noi, ma racconta anche qualcosa di più.

Christine è nel passaggio dall’ adolescenza alla giovinezza, sta cercando di diventare donna e lasciare la ragazzina che era, e ce lo racconta nel suo rapporto con la madre, conflittuale e romantico, contraddittorio e vero. È una storia profonda narrata con leggerezza, che mi riporta nei ricordi e fa fare anche a me il viaggio nei profumi, nelle immagini, nelle persone delle mie radici.

Christine rinnega il suo nome di battesimo e si fa chiamare da tutti “Lady Bird” perché vuole essere chiamata così, sta in qualche modo cercando di affermarsi con la sua individualità, con il suo esserci nel mondo, con un carattere ribelle e irriverente; e lo fa sbattendo per tutto il film contro gli spigoli di un’adolescenza complicata da superare, di una ragazza che ha dei bisogni ma vuole anche essere libera, e finalmente volare via, cercando di ottenere l’ammissione in un college lontano da casa.

Come ci auto affermiamo noi nel mondo?
Come facciamo per sentirci in pace con noi stessi e cercati dagli altri?

“Io sto dalla parte sbagliata dei binari” ripeterà Lady Bird più volte per spiegare dove vive, e metaforicamente parlando, anche la sua situazione interiore.

Lei cerca di emergere, e ce lo fa vivere con paradossi, incomprensioni, paranoie, confusioni: i due innamoramenti finiti male, che sfociano in vergogna, delusione e tradimento; la scelta sbagliata delle amicizie quando rinuncia alla migliore amica per seguire la classica snob della scuola; l’esplorazione della sua sessualità, quando farà sesso per la prima volta con un ragazzo che aveva già perso la verginità, vivendo, come dice lei, “un’esperienza completamente sbagliata” perché in fondo voleva soltanto che fosse speciale; il suo desiderio di indipendenza assoluta e parallelamente il bisogno di ricevere una tenerezza dalla madre sempre severa ed esigente.

È qui il fulcro della sua ricerca: il rapporto con la madre.

È una storia d’amore vista mille volte ma che, in questa, mi regala un’emozione trasparente, poiché le due al tempo stesso si rincorrono, si nascondono, si allontanano, non si accettano e apparentemente si puniscono, ma in realtà si cercano, si sacrificano l’una per l’altra. Cercano continuamente di entrare in contatto , senza mai riuscirci a viso aperto, scontrandosi per via dei caratteri forti e del loro diverso modo di pensare.

Ci mostrano il legame di una madre e di una figlia, quello con il grembo che ci ha partorito, a cui sempre saremo legati, e che è anche il rapporto con la vita stessa: generatrice,viscerale, intima, complessa e semplice allo stesso tempo.

-“Ti piaccio?”

-“Io voglio che tu sia la migliore versione possibile di te e basta.”

-“E se fosse questa la versione migliore?”

è il dialogo che si scambiano le due, che mostra qual è il vero bisogno.

È quello di dialogare con la vita, di tenerci stretti le persone che amiamo, di recuperare sempre le nostre radici, di accettare la nostra umanità per poter cambiare davvero.

Apparentemente loro dialogano senza capirsi, ma in realtà si capiscono sempre, senza ammetterlo esplicitamente.

La figlia ribelle, insolente e un po’ confusa, ma al tempo stesso dolce, sensibile e curiosa, riuscirà a staccarsi e prendere il volo verso la California, un posto climaticamente più confortevole, metafora di un luogo idilliaco, lontana da casa per diventare matura.

La madre non la saluterà, preferirà accompagnarla soltanto all’ aeroporto e ripartire, ma, in un istante di maturità, tornerà indietro piangendo, quando ormai il volo è decollato.

Soltanto alla fine di questo splendido viaggio all’ interno della vita di un’adolescente (che è in noi), troviamo la chiave di un conflitto che sembrava irrisolto e irrisolvibile: Lady Bird riceverà dal papà le lettere che sua madre aveva scritto, ma cestinate per vergogna che giudicasse per la sua scrittura. Sono lettere che svelano un amore profondo, che annunciano il miracolo di una nascita che non ci doveva essere a causa della sua età avanzata. Ecco il mistero umano, di una mamma sincera, fragile, alla fine umile, che non sapeva come poterla aiutare e si sentiva frustrata per questo.

 -“Non credi che forse sono la stessa cosa amore e attenzione?”
 verrà detto da uno dei personaggi.

È quella l’attenzione che lei cercava, l’attenzione delle persone importanti, degli amori sbocciati, delle amiche fedeli, degli adulti coerenti, dei genitori incasinati, ma che le vogliono davvero bene. È la regista così a regalarci la sua attenzione alle incrinature di ogni essere umano.

L’ultima parola che sentiremo pronunciare nel film è un GRAZIE
di Christine, registrato alla segreteria telefonica della mamma. È qui che accetta il suo nome di battesimo, perchè
-“è il nome che mi avete dato! È un bel nome!”

Ci rendiamo conto che il suo ribattezzarsi (Lady Bird, ndr) era il rifiuto della crisi materna, che è crisi con la vita, era il cercare una comunicazione vera con la mamma e con il grembo che l’ha fatta miracolosamente nascere, che quel nome altro non è che la metafora del percorso da seguire per trovare la vita, per provare amore e dirsi felice e diventare donna.

Allora anche io mi guardo, ascoltando i miei pregi e difetti e mi chiedo se ho fatto pace con il grembo che mi ha generato dal principio o cerco altri grembi in cui rifugiarmi quando sto male, dimenticandomi chi sono.

E tu che versione di te stesso sei?

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