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Nicolò: a Samos insegna la felicità a tanti profughi

La felicità è da sempre oggetto di ricerca da parte di ogni essere umano per raggiungere uno stato di benessere in cui poter sperimentare l’emozione, motore di ogni attimo che viviamo: la gioia piena. Le attività di prevenzione e sensibilizzazione che svolgiamo nelle scuole diventano un termometro per misurare il grado di felicità tra i giovani. Ci troviamo spesso davanti a ragazzi apparentemente anestetizzati e alla domanda: «Sei felice?» non sanno cosa rispondere. Si sentono persi, smarriti; si guardano gli uni gli altri senza dire nulla. Il loro silenzio agghiacciante, in realtà, nasconde una sete tanto grande di dare un senso a quello che li abita. Il gelo creatosi viene interrotto da una seconda domanda che incoraggia a una ricerca: «Vuoi essere felice?». «Sì!!!» è il grido di battaglia convinto che ne emerge.

Qual è dunque il segreto per trasformare il desiderio di felicità in felicità?

Nicolò Govoni, fondatore della Onlus Still I Rise, è testimone diretto del valore della felicità, trasmettendolo ogni giorno a tanti profughi minorenni che frequentano Mazì.

Mazì è casa! È il luogo in cui impari ad amare la vita. La Nostra scuola è più di una semplice scuola: è il luogo in cui i bambini eccezionali imparano ad amare la vita di nuovo.»

Nicolò, ragazzo di 25, ha fatto del suo lavoro di giornalista una missione per dare voce a coloro che voce non hanno, per documentare e denunciare situazioni drammatiche, per realizzare azioni concrete per migliorare il mondo e strappare il sorriso sul volto di un bambino.

Cos’è la felicità per un giovane ragazzo avventuriero come lui?

Scopri ciò che ti piace davvero e cerca di essere in seguito qualcuno di grande, qualcuno che fa la differenza. Se metterai assieme queste due cose in qualche modo sarai felice. Io volevo essere giornalista e al contempo fare qualcosa di grande. Oggi sono felice perché ho unito queste due cose nella mia vita!»

Tutte le sue energie e le sue competenze sono impiegate nello svolgere varie attività a Mazì, scuola che ha fondato a Samos con il suo team per toccare il cuore di tanti minorenni profughi e garantire loro il diritto alla felicità. Considera l’educazione la base di tutto, il mezzo principale da trasmettere per diventare uomini e donne responsabili e realizzati. L’obiettivo che si è posto è la realizzazione di un programma che fornisca ai ragazzi strumenti per essere persone indipendenti, portatori di una rivoluzione che permetta loro di celebrare il dono della vita.

Il sistema scolastico di oggi mi sembra obsoleto perché si fonda su pratiche inefficienti e dannose per l’apprendimento dello studente. Ho imparato che esiste un modo di fare scuola che pone al centro i talenti e le creatività individuali, una scuola costruita dagli studenti, come una casa, e non intorno a loro come una prigione.»

A Mazì l’educazione si apprende sia attraverso l’insegnamento di discipline accademiche sia tramite la formazione della persona dal punto di vista umano e psicologico.  Le materie insegnate nascono non solo  dal bisogno dei ragazzi di ricevere una conoscenza  del mondo occidentale che faccia da ponte con la loro cultura, ma anche dal desiderio di avere risposte autentiche.
Vengono insegnate materie principali come inglese, greco, storia, geografia, matematica per poi passare all’approfondimento di tematiche come educazione sessuale e prevenzione sugli effetti dati dall’uso e abuso di droghe.

I giovani non sono addormentati o anestetizzati; sono solo in attesa di qualcuno che li svegli dal loro sonno e li incoraggi a prendere in mano la loro vita per farne una meravigliosa opera d’arte. Sono come argilla nelle mani di un artista che prende forma e si diventa un capolavoro.

La vita ha valore in relazione a chi ti è accanto.»

Per sprigionare il mistero di bellezza racchiuso in lui, Nicolò stesso è andato alla ricerca della felicità prima di comprendere come comunicarla a Mazì. Si è messo alla scuola di un maestro di vita che lui definisce suo mentore: Joshua. Joshua gli ha insegnato ad esprimere il suo valore, lo ha aiutato a definire la sua identità  nella ricerca del sue essere, permettendogli di diventare un uomo più responsabile e realizzato.

Solo fermandosi e buttandosi ad amare nell’accoglienza, nell’ascolto di sé e dell’altro la vita prende forma. La felicità coincide con l’amore che si dona. Donarsi completamente, uscire da se stessi per ritornare con una pienezza più grande. Qui per  Nicolò c’è la svolta. Ha capito la priorità nella sua vita: fare la differenza nella vita degli altri, utilizzando l’educazione come strumento di felicità. I 4 anni trascorsi in India come volontario in un orfanotrofio gli hanno permesso, oggi, di costruire Mazì e di insegnare ciò che ha appreso.

La persona felice è quella che comprende dove può amare di più e i suoi ragazzi, che lui definisce venti anime luminose, glielo hanno insegnato.

Oggi Mazì è casa, è famiglia, è rifugio, è il risultato di esperienza, è il luogo in cui si respira amore, in cui i minorenni profughi possono trovare la felicità vera perché hanno un maestro da cui impararla.

Nell’amore donato Nicolò ha trovato il segreto della pienezza della vita: la felicità.

Alessia Dosi

 

 

 

 

 

 

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