Evangelizzazione

L’Amore apre gli occhi del cuore.

Non è facile capire quale sia la volontà di Dio a volte. Se il discernimento è tra un bene e un male oggettivo, non ci sono grandi difficoltà. Quando invece ci si trova in situazioni concrete della vita diventa difficile declinare la propria volontà. A volte la coscienza è annebbiata. Altre volte può esser diventata cieca per l’abitudine al peccato. Altre ancora l'”angelo di luce” – ovvero il diavolo – è così astuto da metterci dinnanzi a tante possibili opzioni di bene o apparente bene creando confusione e sfibrandoci, allontanandoci da quella che è la vera e unica volontà di Dio a cui siamo chiamati nell’attimo presente.

La prima certezza è che la volontà di Dio è sempre per la nostra gioia piena. A volte, anzi spesso, è una conquista che passa necessariamente per una croce da abbracciare. Sempre invece sappiamo che decidere è recidere: in ogni scelta qualcosa si abbraccia e altro si lascia. Ogni strada, ogni decisione per il bene – ad esempio una scelta vocazionale – ha aspetti meravigliosi e altrettante rinunce e ascesi.

La seconda indicazione che mi sembra utile è la distinzione dei livelli. In primis sappiamo che tutti come cristiani siamo chiamati alla santità, per cui a deciderci per Dio, ovvero alla sequela di Cristo. Il primo livello è essere discepoli mettendo Dio al primo posto nel cuore e nella vita concreta di tutti i giorni puntando in alto e non perdendo l’orizzonte dell’eternità. Un secondo livello vocazionale può essere un particolare cammino di fede come la chiamata in un particolare carisma o servizio o realtà ecclesiale che si rivela nel tempo come evidenza o come un innamoramento. Il terzo livello è il come vivere questa opzione per la santità, come declinare e vivere quella particolare chiamata in uno specifico cammino di santità. A volte le cose si presentano chiare e unite, si sente la chiamata al matrimonio e si è incontrato lo sposo o la sposa in un cammino francescano comune ad esempio, altre volte invece si è compreso prima lo stato di vita e nel tempo nasce nel cuore l’esigenza di un percorso che Dio presenta all’improvviso e gradualmente allo stesso tempo. A volte ci sono certezze interiori fulminee come per san Paolo, altre cammini faticosi come per sant’Agostino… Certo è che la costante è sempre l’iniziativa di Dio, il necessario ascolto da parte del discepolo, la fatica del mettersi in discernimento con un padre spirituale e facendosi aiutare da tutti gli strumenti che Madre Chiesa fornisce. Certo è che non si può mai stare fermi e bisogna camminare. Sia san Paolo sia sant’Agostino hanno atteso, trascorso anni, tempi determinati di riflessioni, preghiera, confronto ed esperienza per capire, approfondire, comprendere e poi decidere definitivamente con la benedizione di chi era per loro canale di Grazia. Il livello dello stato di vita oggi è il più difficile: matrimonio o sacerdozio o vita religiosa o consacrazione laicale o vita comune o nel mondo… Tante infinite possibilità per un unico cammino a servizio del Regno di Dio. Tutte possibilità belle e alte. Non ci sono vocazioni di serie A o altre di serie B. C’è un progetto personale di Dio su ciascuno. Gratia supponit natura pertanto la concretezza della nostra storia e realtà parlano già molto, come gli eventi in cui Gesù è passato e ci ha fatto vibrare il cuore in modo speciale in un particolare contesto e momento. Ma la scelta diventa difficile a volte. Se si sta camminando in un certo percorso avendo fatto tutti i passi con la prudenza e l’umiltà del confronto con chi ci segue, finché nel fondo del mare non si vede chiaro per l’agitarsi delle onde, ci si astiene da ogni scelta continuando a camminare per la stessa via. Anche la saggezza popolare ci ricorda questo. Arriverà chiara e crescerà nel tempo una luce interiore nella quiete e in una sana inquietudine, nella certezza e in una dose di follia e abbandono; allora sarà il momento di prendere la nuova Via che Colui che è la Via, la Verità e la Vita ci avrà indicato.

Concludo con due indicazioni che per me sono state e sono importanti sempre.

Se si è in cammino e si vive il primo livello – la sequela di Cristo – si può stare sereni: già si sta realizzando quel progetto unico e personale di Dio. Scelto Dio davvero, il resto è un dettaglio che piano piano si delineerà e anche se non si delineasse gli altri passaggi senza il primo non hanno senso, per cui concentriamoci sul primo punto.

Amare è il cuore del messaggio cristiano. Amare come Gesù ci ha insegnato e testimoniato. Se ci riuscissimo sempre e già ora, saremmo santi. Dio guarda il cuore, non l’aspetto o il risultato. Per cui impegnarci in quello sforzo tenendo a quell’Amore purifica il cuore, gli occhi dell’anima come un collirio negli occhi. Realizza la sostanza della vocazione di ciascuno. Il dono di sé è lo sforzo su cui concentrarsi in ogni attimo, cercando di amare come ci ha amato Lui. La donazione aiuta a capire quello che Dio vuole.

L’Amore apre gli occhi del cuore. Ama e poi capirai!

Potete continuare la meditazione sul discernimento e la coscienza nella sequela di Cristo con le parole dell’Angelus di Papa Francesco del 30 giugno 2013:
http://www.news.va/it/news/angelus-30-giugno-2013

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4 thoughts on “L’Amore apre gli occhi del cuore.”

  1. Grazie di cuore Davide, questa tua riflessione, mi ricorda molto la tua meravigliosa catechesi durante un ritiro di alcuni mesi fa (in assenza di Chiara)
    A volte ci sono situazioni della vita che vengono classificate tra le “tentazioni” ma che tentazioni non sono (e viceversa) E’ un macello lo so. Dio parla al cuore e se solo la ragione lo lasciasse davvero libero di ascoltare la Sua voce … senza dovere pensare sempre che la razionalità sia la strada più gusta da seguire …
    Il cammino dei credenti “forse” è questo … un continuo domandarsi e domandare …(ma non chiedersi continuamente MA PERCHE’ ??
    (cosa che io ancora faccio, e me ne vergogno un pò … ) ma COME)
    Le certezze sono solo di Dio, noi dobbiamo solo affidarci alla Sua volontà …!!! Il discernimento non è mai facile e secondo me (ma forse sbaglio) non finisce mai …
    Amare …nonostante tutto Amare, e quando Ami … ti senti con i super-poteri (ma non di quelli con il Timer ..) e nulla ti spaventa, ed anche se siamo circondati da problemi …pesantezze, soffocamenti …. chi Ama non è mai solo. Ha sempre qualcuno a cui pensare, per cui vîvere. ..ha sempre uno scopo…
    L’unica certezza? DIO CI VUOLE NELLA GIOIA …nonostante le croci da abbracciare!
    A volte siamo noi che abbiamo anche paura di essere davvero felici!
    Nel libro che tanto Amo “i Baci non dati” dice: La santità non consiste in una passione spenta, ma in una passione convertita. Dio non è presente dove è assente il cuore. E non ci interessa un divino che non faccia fiorire l’umano. [ abbandònati al cantus firmus.] LA POLIFONIA DEL CUORE .

    Grazie ancora…
    Un abbraccio.

  2. DIO parla al cuore , credo che se lasciassimo parlare lui , alcune sofferenze forse si eviterebbero …purtroppo spesso ci viene di etichettare il giusto e lo sbagliato usando semplicemente la “ratio”, ci viene più facile e tutto ci sembra più logico, e questo è lo sbaglio più comune. …o almeno lo è per me …mi piace tanto il pensiero di un noto biblista, padre Maggi …il quale sostiene che per sapere se siamo in sintonia con ….DIO non dobbiamo consultare la coscienza, modellata dalla morale che cambia nel tempo e si modifica man mano che l’umanità cresce e la chiesa cresce …” può darsi che la tua coscienza ti rimproveri qualcosa. No. Non guardare, non ascoltare la tua coscienza.Guarda il volto delle persone che vivono con te…è più sereno? È più gioioso? Gli trasmetti libertà? ……. ALLORA SEI A POSTO CON DIO!” ED io sono pienamente d’accordo … grazie per le bellissime riflessioni, don Davide!

  3. Bellissimo articolo !!! E si il discernimento non è facilissimo, ma con un po’ più di fiducia e pazienza si può fà … abbiamo tutta la vita … LUI ci aspetta, ci comprende e soprattutto ci ama così come siamo, con i nostri piccoli e grandi limiti !!! La prima certezza che dobbiamo avere, è che la volontà di Dio, anche se non sempre facile o in discesa, è sempre per la nostra gioia piena. E come hai detto tu, per fortuna, non ci sono vocazioni di serie A o altre di serie B, ci sono infinite possibilità, tutte belle e nobili, per il cammino verso il Regno di Dio …Grazie di vero cuore, Don Davide, ci illumini sempre con le tue riflessioni !!

  4. Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana.
    Sapete, tutti i mistici – cattolici, cristiani, non cristiani, quale che sia la loro teologia, la loro religione – concordano su una cosa: che va tutto bene. Sebbene regni il caos, tutto va bene.
    Certo, è uno strano paradosso.
    Purtroppo, però, la maggior parte della gente non arriva mai a capire che tutto va bene, perché è immersa nel sonno.
    Il primo passo verso il risveglio è essere sufficientemente sinceri da ammettere di fronte a se stessi che non è piacevole… noi non desideriamo essere felici. Vogliamo altre cose. O meglio: noi non vogliamo essere felici incondizionatamente. Sono pronto a essere felice a condizione che abbia questo e questo e quest’altro.
    Ma ciò equivale a dire al nostro amico o al nostro Dio o a chiunque: “Tu sei la mia felicità. Se non ho te, rifiuto di essere felice”.
    E’ davvero importante capire questo meccanismo.
    Non riusciamo a immaginare di essere felici a prescindere da tali condizioni. E’ esattamente così.
    Non riusciamo a concepire di poter essere felici senza di esse. Ci è stato insegnato a situare in esse la nostra felicità.
    Dunque, questa è la prima cosa da fare se vogliamo svegliarci, il che equivale a dire: se vogliamo amare, se vogliamo la libertà, se vogliamo la gioia, la pace e la spiritualità.
    In questo senso, la spiritualità è la cosa più pratica di questo mondo.
    Sfido chiunque a pensare a qualcosa di più pratico della spiritualità per come l’ho definita – né pietà, né devozione, né religione, né adorazione, ma spiritualità – il risveglio, il risveglio!
    Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di fermare quel terribile dispendio di energia, di salute, di emozioni che deriva da conflitti e da tale confusione.
    Quale sarà mai il vantaggio materiale di mandare un uomo sulla luna, quando noi non riusciamo a vivere sulla terra? Viviamo basandoci su idee pazze riguardo l’amore, ai rapporti con gli altri, alla felicità, alla gioia, a tutto quanto. Siamo pazzi al punto che, se tutti sono d’accordo su qualcosa, quella cosa è sicuramente sbagliata!
    Ogni nuova idea, ogni grande idea, al suo inizio, era partita da una minoranza costituita da una persona. Quell’uomo di nome Gesù Cristo – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quel che diceva lui. Buddha – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quello che diceva lui. Credo che sia stato Bertrand Russel a dire: “Ogni grande idea, ai suoi inizi, è blasfema”. Mi sembra una spiegazione esatta e precisa.

    Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, ci si illude. Cosa ne dite? Ci si illude. A cosa si rinuncia? Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, si rimane legati per sempre all’oggetto della rinuncia.
    Infatti, quando si rinuncia a qualcosa, si rimane vincolati a quella cosa per sempre. Quando si combatte qualcosa, le si è legati per sempre. Finché la si combatte, le si dà potere. Le si dà un potere pari a quello impiegato per combatterla.
    E questo riguarda anche il comunismo e tutto il resto. Dunque bisogna “accogliere” i propri demoni, perché combattendo contro di essi si dà loro potere. Nessuno ve l’ha mai detto prima d’ora? Quando si rinuncia a qualcosa vi si rimane legati. L’unico modo per uscirne è non lasciarsi ingannare. Non rinunciate, ma non lasciatevi ingannare. Cercare di capire il vero valore di quella cosa, e non avrete bisogno di rinunciarvi: semplicemente, vi cadrà dalle mani….
    Da “Messaggio per un aquila che si crede di essere un pollo” Di Antony De Mello

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