Arte

“Dalle Sue piaghe siamo stati guariti”

Carissimi, questa volta pubblico quì di seguito uno scritto davvero interessante della nostra Francesca Casartelli. Ci fa vedere proprio bene attraverso le sue parole quanto l’arte in particolar modo quella sacra ha la capacità di farci riflettere!
Buona lettura:

“Dalle Sue piaghe siamo stati guariti” Isaia 53,5
Un uomo disteso dormiente dentro ad una cornice barocca coperto e adagiato su un panneggio bianco. Il Cristo deposto dalla croce, anonimo in cerca di autore, ha colpito la mia attenzione durante la celebrazione della Veglia Pasquale. La settimana santa si sa è sempre molto intensa e l’anima ripercorre i passi dell’Uomo-Dio sulla terra.

Se non fosse affisso in una delle cappelle della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Marino forse non si direbbe che è proprio Gesù quest’uomo disteso, apparentemente arreso alla sua mortalità.
La ferita sanguinante sul costato, unico segno visibile della Passione, le Stimmate infatti sono coperte dalla penombra, ne definisce inconfondibilmente l’identità.

Il colore chiarissimo dell’incarnato, tipico dei cadaveri, ne esplicita la morte altrimenti si potrebbe dire che quest’uomo sia stato colto da un profondissimo sonno. Un corpo forte come si evince dal collo possente e dalla muscolatura ben visibile.

Particolare la scelta pittorica di rappresentare il soggetto solo nella scena senza Maria e senza santi o popolani solitamente presenti insieme a lei durante la deposizione del corpo esanime del Figlio adorato.
Come se a raccoglierlo tra le braccia, oltre al giaciglio sul quale è adagiato, ne fosse donato a noi l’incarico.

Al centro della scena un lenzuolo bianco plastico a coprire il corpo nudo e ad avvolgerlo allo stesso tempo. E’ il solo elemento che fuoriesce dalla cornice e con il suo candore sembra ricordare la luce della Resurrezione così come l’alone luminoso posto sopra il capo del Risorto. Le braccia aperte in segno di resa e di abbandono fiducioso ad un sonno che anticipa la veglia ed un volto sereno, per nulla sfigurato dal terrore della morte. La posizione delle ginocchia, non perfettamente appoggiate, ne evidenzia la collocazione provvisoria quasi fosse in attesa di uno spostamento.

Osservando questo dipinto sono rimasta affascinata dall’umanità di un Dio che si è lasciato colpire a morte al posto mio e che si affida come un bimbo alle braccia del Padre e alle nostre. Egli attraversa e vince la morte e le tenebre, rappresentate dal fondo scuro, fino al punto di lasciarsi ferire, umiliare e rifiutare arrivando persino a farsi raccogliere inerme di fronte all’ingiustizia e alla violenza degli uomini e del male.
Un Dio che è vittorioso dentro ad una sconfitta umana. Per le sue piaghe siamo stati guariti.

Guardo la ferita sanguinante del Suo costato, il solo colore acceso nella tela e su quel corpo, come a dire che è sulla misericordia, che sgorga dal costato di Cristo, che dobbiamo appoggiare gli occhi per risvegliarci dai nostri pesanti sonni e dalle nostre brutture.

E così l’autore sconosciuto ha usato luci ed ombre forse per aiutarci a centrare i punti da tenere a mente, meglio ancora nel cuore. Un uomo che si arrende alla morte attraversandola per amore e che con il Suo sangue e il Suo corpo donato traccia la strada che ci conduce dritti nel sentiero che porta alla Resurrezione che, come il panneggio, fuoriesce da ogni vecchio schema e copione per compiere la rivoluzione dell’Amore.

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