Attualità

nel…cortile dei Gentili!

Ho letto con estrema attenzione e profonda gioia il dibattito avviato da papa Francesco e dal papa emerito Ratzinger con il mondo laico e ateo rappresentato da Scalfari, fondatore di Repubblica e da Odifreddi, matematico.
Mi ha colpito la profonda umiltà dei due papi, l’apertura fiduciosa del cuore e la potente competenza culturale con cui hanno affrontato, in un dialogo ad alto livello teologico, scientifico ed umano, le provocazioni-domande dei due protagonisti.

Ho lodato interiormente il Signore perché questi giganti di santità, di saggezza e di competenza culturale e spirituale, sanno mettersi davanti ad ogni persona (e soprattutto davanti a coloro che affrontano tematiche religiose magari solo per combatterle talvolta per partito preso e con una buona dose di saccenteria…) in un atteggiamento di profondo ascolto, di rispetto, di accoglienza prendendo in seria considerazione ogni loro provocazione.

L’introduzione al cristianesimo pubblicato da Joseph Ratzinger nel 1969 ha trovato nel libro Caro papa ti scrivo di Odifreddi (pubblicato nel 2011) il suo commento e confronto. Infatti Odifreddi scrive: “Avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto XVI, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali. Un dialogo con lui, benché allora immaginato soltanto a distanza, poteva dunque rivelarsi un’impresa stimolante e non banale, da affrontare a testa alta”. E così invia al papa, da poco dimessosi, il testo del suo libro a cui il papa risponde con 11 fittissime pagine.

Il 7 luglio scorso invece Scalfari, dopo aver letto con molta attenzione l’enciclica: Lumen fidei, scritta dai due papi, si rivolge a papa Francesco ponendogli delle domande precise che continueranno in un altro suo scritto del 7 agosto.

Il papa, tra l’altro, così gli risponde: “[…] La fede cristiana, la cui incidenza sulla vita dell’uomo è stata espressa attraverso il simbolo della luce, spesso fu bollata come il buio della superstizione. Così tra la Chiesa da una parte e la cultura moderna dall’altra, si è giunti all’incomunicabilità. Ma è venuto ormai il tempo  –  e il Vaticano II ne ha aperto la stagione  –  d’un dialogo senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro”.

Che cosa insegnano anche a me questi due papi nel mettersi in relazione con persone lontane dalla fede?

Oh, certo, l’ambito del mio lavoro e dei miei incontri non ha impegni così complessi e alti, ma posso apprendere moltissimo dal loro modo di incontrare le persone, dal loro metodo di dialogo…

Come dice papa Francesco nell’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica: posso “fare le cose piccole di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri, valorizzare le cose piccole all’interno di grandi orizzonti, quelli del Regno di Dio” accostandomi ad ogni persona con l’umiltà, la tenerezza e l’autenticità che vedo espressi nei volti e nelle azioni dei due papi.

Spesso sono le mie paure nei confronti di chi è diverso da me o la pensa in modo diverso dal mio che mi fanno chiudere il cuore, che mi mettono in difensiva, che mi spingono a fare discorsi apologetici in senso negativo, che mi sollecitano a giudicare frettolosamente, ma se guardo ogni creatura con lo sguardo di Dio non ho che benedizioni e lodi da riversare al Creatore, stupore, silenzio e vicinanza di fronte alle sue creature.

Related Articles

2 thoughts on “nel…cortile dei Gentili!”

  1. Mi ha colpito questa frase, che ritengo possa pure adattarsi all’articolo qui sotto riprodotto…
    Come dice papa Francesco nell’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica: posso “fare le cose
    piccole di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri; valorizzare le cose piccole all’interno di grandi orizzonti, quelli del Regno di Dio”.

    Quel tremendo ed asfissiante quotidiano

    So di persone, che – fin già dal loro mattutino risveglio – subito percepiscono una forte sensazione di angoscia; e, questo, per il solo pensiero di dover di nuovo affrontare il prossimo corso dell’intera giornata.
    Persone, che – considerandone il profilo fisico – sarebbero del tutto sane; ma che, ciò nonostante, spesso invece divengono facile preda di periodi più o meno lunghi di depressione.
    E ciò che di norma è principale causa di tali ricorrenti stati depressivi, non consiste tanto in gravi eventi – recenti o remoti – della loro vita, quanto nella radicata constatazione di un sottile ma implacabile disagio esistenziale dovuto sia alla saltuaria memoria delle trascorse negatività (errori, trasgressioni, occasioni mancate, frustrazioni) e sia ad un malinconico senso di monotona vacuità; oltre ai quali si devono poi aggiungere le varie e inevitabili piccole contrarietà, che ognuno di noi si trova pressoché quotidianamente ad affrontare in questa ”valle di lacrime”.
    So inoltre di non poche persone, che affermano di preferire le giornate “nere” – per quanto pregne di forti sofferenze fisiche o morali – a quelle “grigie”, traboccanti invece di piattume e nullità, di miserie e meschinità.
    Dopotutto, infatti, “tirare avanti” in condizioni di forte sofferenza – e, magari, anche ben poco lamentandosi – più o meno inconsciamente gratifica, poiché colloca in un’atmosfera di eroicità e persino di santità (nel caso che tale condizione divenga pure cristiana offerta). Ma trascorrere le giornate in un continuo “tran-tran” – senza nulla o quasi nulla di eclatante, di nuovo ed eccezionale, magari persino di rischioso; e non di rado, inoltre, pressoché in solitudine – ha ben poco di entusiasmante e di eroico…
    Eppure, proprio per tutto questo, proprio perché in quel ordinario quotidiano il nostro ”io” viene quasi a dissolversi in una anonima e apparente nullità, possiamo trovare i primi passi di un percorso autenticamente eroico e quindi – volendo – anche santo!
    A tale riguardo, infatti, – e, tra il resto, in netto contrasto con i “ruggenti” anni Trenta del suo tempo – papa Pio XI pensò opportuno affermare: “Quanto è difficile difendersi da quel terribile, schiacciante, monotono, asfissiante quotidiano. Quel quotidiano, che torna sempre lo stesso, con le stesse difficoltà, le stesse tentazioni, le stesse debolezze… Ma quanto, di non comune e di non quotidiano, vi può essere in quel comune e in quel quotidiano!”.
    Paolo Morandi

Lascia un commento

Close