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“La preghiera del cuore: una via per la pace” il nuovo libro di Chiara Amirante

“La preghiera del cuore: una via per la pace”

Intervista a Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”, dal 27 ottobre è uscito il nuovo libro “Dialogare con Dio. La preghiera del cuore: una via per la pace”.

ARTICOLO de “LA CROCE QUOTIDIANO” di Giuseppe Brienza

La preghiera del cuore, una via per la pace (La Croce, 5 novembre 2015, p. 6)

Il 27 ottobre è uscito “Dialogare con Dio. La preghiera del cuore: una via per la pace”, il nuovo libro di Chiara Amirante, fondatrice e presidente della Comunità “Nuovi Orizzonti”, una realtà cattolica internazionale dedita alla prevenzione ed al recupero del disagio sociale ed all’evangelizzazione, in particolare nel mondo giovanile [con Prefazione del cardinal Marc Ouellet, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2015]. L’impegno di “Nuovi Orizzonti”, con sede centrale a Piglio (Frosinone), si dispiega ormai su molti fronti, grazie a 854 “Equipe di Servizio”, 207 Centri di accoglienza, formazione ed orientamento e un numero impressionante di volontari, circa 450mila, denominati “cavalieri della Luce”.

Cosa dire di Chiara Amirante? Nata a Roma nel 1966, è una delle 17 donne convocate da Papa Benedetto XVI nel 2012 in un Sinodo dei Vescovi (è stata infatti uditrice alla XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo sulla nuova evangelizzazione). E’ dal 2004 consultrice di un dicastero vaticano “caldo” come il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, il cui presidente è il cardinale Antonio Maria Vegliò, impegnato sui temi dell’immigrazione, dell’accoglienza dei profughi e della difesa delle vittime da ogni tipo di persecuzioni, sfruttamento minorile, prostituzione e, dal 2012, collabora con il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, presieduto da Mons. Rino Fisichella, incaricato fra l’altro da Papa Francesco di organizzare il Giubileo della Misericordia.

Gli rivolgiamo per “La Croce quotidiano” una serie di domande, in particolare sul ruolo della preghiera, tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo, così denso di eventi traumatici, guerre, crisi e calamità e, nel quale, ha detto Papa Bergoglio nell’ultima Messa a Santa Marta, «ci farà bene chiedere allo Spirito Santo la grazia, pregare lo Spirito Santo, la grazia di avvicinarci almeno un po’ per capire questo amore e avere la voglia di essere abbracciati, baciati con quella misura senza limiti» (Il nome della suora, in L’Osservatore Romano, 21 ottobre 2015, p. 8).

 

D. Dopo il grande successo di “Solo l’amore resta” (con 8 edizioni in un mese) ed “E gioia sia”, entrambi best seller, come mai un nuovo libro dedicato alla preghiera?

R. Siamo tutti alla ricerca della felicità eppure mai come oggi l’uomo contemporaneo ha fatto della felicità il proprio dio e ha dimenticato che Dio è la felicità. Se non impariamo a pregare davvero mai potremo essere felici e il nostro cuore che anela all’infinito Amore di Dio non potrò trovare la vera pace che cerca.

D. Credi che l’insegnamento di Papa Benedetto sia in continuità anche da questo punto di vista con quello di Papa Francesco?

R. La continuità è nel Vangelo che ci svela “come” poter pregare sia nelle parole ma soprattutto nel modo di vivere la preghiera da parte di Gesù. Ogni Papa sottolinea aspetti fondamentali per il presente senza dover dimenticare gli altri. Papa Francesco su questo tema insiste molto sull’avere il Vangelo a portata di mano, con sé, per poterlo meditare e soprattutto vivere.

D. Nella sua Prefazione il Cardinal Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, ha definito il tuo libro una specie di manuale «per le anime assetate di autentica spiritualità». Ti chiedo se, come “predicano” invece alcuni ai giovani della nostra epoca, può esserci una spiritualità senza preghiera?

R. Oggi è pieno di libri di “spiritualità” olistica, new age o next age, di corsi di meditazione o potenziamento della mente. Tutto questo non ha niente a che fare con la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato. Dobbiamo riscoprire la bellezza della preghiera del cuore come relazione vitale con Cristo Risorto che ci ha promesso di restare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Troppo spesso anche i cristiani vivono la preghiera più come un dovere per ‘acquistare qualche buono Paradiso” che come qualcosa di vitale che ci dischiude nuovi meravigliosi orizzonti di Luce, di Vita, di Pace, di Gioia, di libertà, di Amore. In questo libro ho cercato di condividere alcuni dei tanti suggerimenti concreti che Gesù stesso ci ha regalato e che sono stati fondamentali nella mia vita e poi nella vita di tanti. In questi anni ho cercato di condividere la bellezza di queste scoperte con migliaia di persone che arrivano a Nuovi Orizzonti con le storie più disperate e che partono da zero ma desiderano imparare a pregare. Ho visto con gioia frutti meravigliosi in tutti coloro che si sono impegnati a mettere in pratica i suggerimenti che ho sintetizzato nel libro ‘dialogare con Dio’.

D. Nel libro parli di “condizioni necessarie” e indispensabili per imparare a pregare, quali sono? Te lo chiedo soprattutto pensando a quei tanti giovani che sono cresciuti totalmente immersi in una prospettiva solo individualista e materialista.

R. E’ difficile sintetizzarle, ci provo. Innanzitutto capire cos’è la preghiera davvero, non parole ripetute a memoria, ma “la cosa di cui c’è bisogno come “respiro dell’anima”; dedicare “tempo”, “silenzio” e metterci “cuore” perché non è importante tanto cosa si dice ma l’amore con il quale si dialoga con Dio. Aggiungerei l’imparare un “ascolto” profondo perché non si viva una preghiera stile “lista della spesa” in monologhi sterili. Comprendere che “senza di Lui non possiamo fare nulla” e che deve essere “Lo Spirito Santo” a guidare la preghiera. Infine la perseveranza.

D. Ho trovato molto interessante il capitolo che hai dedicato agli “impedimenti” pratici alla preghiera, potresti riassumerne il contenuto essenziale?

R. Sono gli “errori da non fare” tipici e in cui facilmente tutti caschiamo. Dall’imparare a gestire le “distrazioni” nella preghiera ad una preghiera più semplice e da “piccoli. Oppure come superare la tiepidezza, le dipendenze, il continuare a rimandare, la mancanza di fedeltà.

D. Si può a tuo parere pensare pregando oppure, viceversa, pregare pensando?

R. L’intelletto è una via fondamentale per la preghiera e su questo ci sono “Dottori della Chiesa” che hanno scritto pagine insuperabili. Ma per rispondere alla domanda in modo semplice: pregare è innanzitutto amare. Altrimenti sono ragionamenti. E’ l’amore che informa il pensiero elevandolo a preghiera e per questo come ogni “arte” servono esercizi, tempo, dedizione per imparare davvero a pregare. Quando se ne sperimentano i primi frutti allora non si vuole più tornare indietro. Anche se all’inizio costa fatica come applicarsi ad imparare qualsiasi arte, sport o disciplina.

D. Che intendi quando parli, nella preghiera e nella vita spirituale in generale, per “forza nella debolezza”?

R. La famosa frase di san Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà forza” ci aiuta a passare dal confidare nell’io al confidare in Dio. Nel libro questo aspetto è centrale e ci sono esercizi su cui fermarsi con attenzione perché troppo spesso, nonostante le evidenze della vita ci confermino che l’io da solo nulla può, continuiamo ad ostinarci nell’essere noi il ‘dio’ della nostra vita vivendo come se Dio non esistesse.

D. Secondo la tua esperienza personale, quali sono i frutti individuali e sociali della preghiera?

R. I frutti sono quelli che la Parola di Dio ci assicura come “frutti dello Spirito”: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (Gal 5,16 ss). Una pienezza che solo in Dio possiamo trovare, si tratta del viaggio più difficile in assoluto: quello al centro del proprio cuore in cui ritrovare Dio. Ricordando Papa Francesco: “Essere in uscita in primis significa uscire dal centro per lasciare al centro il posto di Dio”. Periferia esistenziale è ogni cuore che ancora non ha incontrato l’Amore di Dio.

D.  In che senso definisci la preghiera del cuore “l’ossigeno dell’anima”?

R. Come ogni giorno mangiamo e nutriamo il corpo e se non lo facessimo ci ammaleremmo e rischieremmo di morire, così è per l’anima, necessita di essere nutrita ogni giorno per non ‘ammalarsi’ per non andare in anoressia spirituale. Siamo un tutt’uno: corpo, anima e mente. Dedichiamo così tanto tempo chi all’estetica, chi all’intelletto. Ma siamo così ignoranti e superficiali riguardo a tutto ciò che riguarda lo spirito, ci curiamo così poco di quella “scintilla divina” che Dio ci ha donato: l’anima immortale.

D. Ma pregare è anche un dovere?

R. Al pari tra i bisogni fondamentali che ognuno ha per una vita in pienezza!

D. Quali sono a tuo avviso gli elementi essenziali della missione della Chiesa per re-imparare a pregare noi Occidentali secolarizzati e “post-cristiani”?

R. Posso dire come viviamo questa piccola esperienza Nuovi Orizzonti. I nostri pilastri centrali sono: la preghiera, la  comunione, l’evangelizzazione, la formazione. Ogni settimana è scandita da un orario che ha nella meditazione del Vangelo da vivere alla lettera il suo cuore. Anche in Facebook nella mia pagina condiviso una «Parola di Luce» da provare a vivere con un impegno del giorno. Poi ci sono le missioni in Italia e all’estero che si possono vivere come volontari, da interni o esterni, grazie ai tanti Gruppi, Cenacoli, Comunità. Ovunque cerchiamo di vivere in comunione anche se oggi tra i 600 Piccoli della Gioia – i nostri consacrati – la maggior parte sono sposi e laici nel Mondo. La formazione è su un programma chiamatao «L’Arte di Amare», un cammino di conoscenza di sè e guarigione del cuore. Ci sono poi work-shop specifici nelle varie equipe di servizio: evangelizzazione di strada, media e new media, carcere, ospedali, volontariato internazionale, ecc…

Abbiamo forse dimenticato quanto sia fondamentale per vivere la nostra vita in pienezza e per custodire la pace nel cuore fermarci e pregare. Il nuovo libro di Chiara Amirante può servire a mo’ di “piccolo manuale” per imparare l’arte di ascoltare e parlare con Dio. Vale davvero la pena “usarlo”.

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