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Il ballo dei fallimenti

Little Miss Sunshine: mai rifiutare le sconfitte

C’è una famiglia in viaggio: la madre reduce da divorzio, il padre che incontra la bancarotta, lo zio suicida, il figlio che fa voto di silenzio e odia tutti, il nonno tossico e la figlia piccola, non perfettamente in linea con gli standard estetici, ma ugualmente decisa a vincere la finale di un concorso di bellezza. A bordo di un pulmino Wolkswagen scassato attraversano mezza California per giungere in tempo alla finale di piccola Miss America.

Così si potrebbe riassumere l’avventura della famiglia Hoover, che ci tiene compagnia nel film “Little Miss Sunshine”, vincitore di 2 premi oscar nel 2006, che con forte ironia e molta verità, ci racconta anche un po’ di noi.

Sì perché il viaggio di questa famiglia scassata a bordo di un pulmino scassato è anche il nostro viaggio interiore. È l’esplorazione di noi stessi, scassati appunto, nelle contraddizioni e nelle questioni in sospeso, nei difetti e in quello che vorremmo essere, raccontato attraverso personaggi incasinati, imperfetti e proprio per questo vicinissimi a noi.

Il mondo si divide in due categorie: i vincenti e i perdenti”  

È quello in cui crede il padre ambizioso, che vende progetti auto-motivazionali per divenire uomini realizzati. È convinto che l’unico modo per riappropriarsi della propria vita è rifiutare le sconfitte. Per migliorare bisogna essere perfetti insomma.

“Devi essere un vincente!”; “Non devi mai perdere!”; “Non mostrarti mai debole!” … sono solo alcune delle sue ingiunzioni e forse ci crediamo anche noi. Anche noi vogliamo evitare di perdere, di sbagliare, vogliamo essere il massimo e ci schieriamo coi più forti, così è sicuro che vinciamo. Vogliamo stima e affetto fedele, riconoscenza ed essere visti perché abbiamo dato il buon esempio.

Ma poi la realtà non è così. E allora scoppia la pentola e i disastri vengono a galla, aiutandoci a guardarli in faccia. Crolla il nostro ideale di supereroi sempre forti che non possono mai esitare, neanche per chiedere scusa perché “è segno di debolezza”.

Così che tutti i difetti di questa famiglia inglobano i nostri incidenti di percorso: lo zio intellettuale che prova a farla finita perché tradito in amore, il figlio impazzito perché è daltonico e non può più raggiungere il suo sogno di pilota, il padre ambizioso che  finisce in bancarotta. Sono tutti dei falliti che non accettano di essere tali.

E nel viaggio in pulmino viene alla luce.

Un pulmino in simbiosi con loro, che pare disintegrarsi man mano che i fallimenti vengono a galla. Anche noi siamo sul pulmino con loro, mentre si brucia la frizione, il clacson si impalla, una portiera si rompe e bisogna andare a spinta.

Siamo noi in quel pulmino a viaggiare nell’autostrada delle nostre esperienze, per imparare che ci salviamo solo attraversando le sconfitte.

Sì, perché quando raggiungeremo con loro il concorso di Miss America (trampolino del successo) ci troveremo in mezzo a genitori ambiziosi che tanto educativi non sono, dove si esibiscono delle bambine che tanto bambine non sembrano.

Scopriamo che la verità è rovesciata: quelle bambine sembrano adulte, sono ideali e non reali, vincenti sì, ma a prezzo della loro identità. Olive è la perdente,

che rimane se stessa, e seppur accerchiata di drammi e inettitudini, ha mantenuto la purezza di una bambina.

È proprio qui che scopriamo la cosa più importante:

i nostri fallimenti ci indicano la strada e non sono per forza negativi, possiamo scegliere chi essere da oggi.  Ci insegnano che chiunque vogliamo diventare resterà sempre la fragilità che ci rende umani.

Conosci Marcel Proust? Perdente assoluto.

…alla fine della sua vita conclude che gli anni in cui ha sofferto sono stati gli anni migliori della sua vita, perché lo hanno reso ciò che era.

sentiamo dire dallo zio, aiutando il giovane nipote ad accettare il suo difetto che gli impedirà il suo sogno: “se voglio volare, il modo per volare lo troverò!”

Si, siamo impastati di tutto questo.

Il finale è tutto un programma: la bambina si esibisce sul palco, ma il pezzo non piace, fischiato da tutto il pubblico. È l’ennesimo fallimento, di una famiglia, che questa volta è unita e balla insieme, sbeffeggiando le proprie sconfitte.

È una lezione meravigliosa di come potremmo viverla. Dovremmo far pace con le nostre sconfitte, volerci bene così come siamo, abbracciare teneramente i nostri fallimenti che non sono rovina, anzi… qualcuno li ha trasformati in un segno di gloria.

Forse solo allora dimostreremo coraggio, balleremo sui nostri fallimenti con uno sguardo di tenerezza, e scopriremo quella profonda verità che il nonno ha regalato alla sua nipotina:

Lo sai cos’è un perdente?

Il vero perdente è uno che ha così paura di non vincere, che nemmeno ci prova”

David Martinez

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