Evangelizzazione

Prendere in braccio il nostro Amore…

Per caso ho sfogliato una delle molte riviste che ricevo, ed ecco una pagina da condividere e la scoperta di un testimone senza tempo, un cercatore di Dio, secondo il Vangelo, laico, marito e padre, uomo del secolo scorso, si, ma santo di quella comune santità di battezzati di cui spesso ignoriamo profondità e avvertiamo bisogno ogni istante…
Ringrazio gli Amici dell’Unitalsi per aver pubblicato l’articolo/testimonianza…
‘Prometto d’esserti fedele…’
Mentre mia moglie mi serviva la cena, mi feci coraggio e le dissi: «Voglio il divorzio».
Vidi il dolore nei suoi occhi, ma chiese dolcemente: «Perché?».
Non risposi e lei pianse tutta la notte. Mi sentivo in colpa, per cui sottoscrissi nell’atto di separazione che a lei restassero la casa, l’auto e il trenta per cento del nostro negozio. Lei quando vide l’atto lo strappò in mille pezzi e mi presentò le condizioni per accettare.
Voleva soltanto un mese di preavviso, quel mese che stava per cominciare I’indomani: «Devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in braccio e mi portasti nella nostra camera da letto per la prima volta. In questo mese ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa». Pensai che avesse perso il cervello, ma acconsentii.
Quando la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue imbarazzati, nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo: «Grande papà, ha preso la mamma in braccio!»
II secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati. Lei si appoggiò al mio petto e sentii il suo profumo sul mio maglione. Mi resi conto che era da tanto tempo che non la guardavo. Mi resi conto che non era più così giovane, qualche ruga, qualche capello bianco. II quarto giorno, prendendola in braccio come ogni mattina, avvertii che l’intimità stava ritornando tra noi: questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio. Nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre più. Ogni giorno era più facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente.
Pensai che mi stavo abituando ad alzarla, e per questo, ogni giorno che passava la sentivo più leggera. Mi resi conto che era dimagrita tanto.
L’ultimo giorno, nostro figlio entrò all’improvviso nella nostra stanza e disse: «Papà, è arrivato il momento di portare la mamma in braccio». Per lui era diventato un momento basilare della sua vita.
Mia moglie lo abbracciò forte ed io girai la testa, ma dentro sentivo un brivido che cambiò il mio modo di vedere il divorzio. Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo… la abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata… mi venne da piangere!
Mi fermai in un negozio di fiori. Comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse: «Che cosa scriviamo sul biglietto?».
Le dissi: «Ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci separi».
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma. Stava lottando contro il cancro ed io non me n’ero accorto.
Sapeva che stava per morire e per questo mi aveva chiesto un mese di tempo, un mese perché a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre.
«Non so chi o che cosa abbia posto la domanda. Non so quando sia stata formulata. Eppure a un certo punto ho risposto “sì” a qualcuno o a qualcosa. A partire da quel momento ho avuto la certezza che la vita aveva un senso»
(Dag Hammarskjöld).

Qualche notizia su Dag H…
Lo svedese Dag Hammarskjöld fu il secondo segretario delle Nazioni Unite, per due mandati consecutivi dal 1953 al 1961, diplomatico dalla brillante carriera… scrisse un diario pubblicato postumo e da cui si ricava la profondità della sua fede, il rapporto con se stesso e con Dio e il suo cammino spirituale. Grazie a quelle pagine oggi noi abbiamo la possibilità di conoscere la sua autentica esperienza di vita: lettore appassionato di San Giovanni della Croce, Blaise Pascal e Martin Buber. Egli confessa la sua fede in Dio, e spiega il significato di questa fede, rappresentando a pieno l’uomo occidentale, tormentato e solo davanti alle sfide quotidiane. Uomo colto, di successo, benestante. Sembrerebbe non mancargli nulla, eppure, si dibatte per riuscire a cogliere il senso della propria vita: «Chiedo l’assurdo: che la vita abbia un senso. Mi batto per l’impossibile: che la mia vita ottenga un senso». La sua fede «discreta», non sbandierata, libera da formulazioni e connotazioni, la fede di un uomo che ha riposto se stesso nelle mani di Dio. Una sua preghiera…

«Abbi pietà dei nostri sforzi, così che noi dinanzi a te, in amore e fede, giustizia e umiltà, possiamo seguirti, in disciplina, lealtà e coraggio, e incontrarti, nella quiete. Dacci puri sensi per vederti, sensi umili per udirti, sensi d’amore per servirti, sensi di fede per viverti. Tu che io non conosco ma a cui appartengo, Tu che io non intendo ma che hai votato me al mio destino».

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2 thoughts on “Prendere in braccio il nostro Amore…”

  1. Non avevo ancora letto questo articolo e, devo dire, mi ha proprio toccato il cuore.
    Un gesto semplice tra lo sposo e la sposa che ha il profumo di vita vissuta, di ricordi, di casa, di qualcosa di “familiare”:
    «Ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci separi».
    Che marito e moglie o fidanzato e fidanzata, possano scambiarsi sempre affetti puliti, segno di un donarsi reciprocamente l’uno all’altra.
    Grazie per questa condivisione

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