Attualità

Progetto “Sempre Persona”: la testimonianza di Liliana Zanghì

Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere,

e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo”.

(Eb 13,1-8)

Un po’ di giorni fa, dopo aver ascoltato questa lettura a messa, ho sentito ancora più forte nel mio cuore questa chiamata a farmi compagna di tanti carcerati. Da più di un anno collaboro come MICORS, insieme ad altri volontari della Comunità di Nuovi Orizzonti, di cui faccio parte, al Progetto “Sempre Persona”.

Il padre di questo Progetto è Alfonso De Nicola,  che, oltre a far parte del Movimento dei Focolari, è un volontario VIC del carcere di Rebibbia. Ormai da molti anni, Alfonso ogni venerdì si reca in carcere per fare colloqui con i carcerati, e tanti di loro gli hanno chiesto di andare a trovare le loro famiglie e di aiutarle.

Da questa esperienza,  nel 2007 è nato ufficialmente il “Progetto Sempre Persona”, che prevede l’aiuto ai detenuti, ex detenuti e alle loro famiglie in grave difficoltà economica, l’accompagnamento per il reinserimento dei detenuti nel loro nucleo familiare e la mediazione per una eventuale riconciliazione con i familiari.

Queste famiglie il più delle volte, oltre a soffrire per la presenza di un loro familiare in carcere, vivono una grave situazione di povertà e di abbandono. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di prenderci cura di loro, andando a visitarli periodicamente nelle loro case e  portando loro alcuni aiuti alimentari, come olio, zucchero, pasta, biscotti, e pannolini se ci sono bambini. Quello che cerchiamo di fare, oltre a dare un concreto aiuto materiale, è proprio offrire loro un sostegno morale, fatto di ascolto e di amicizia.

Oltre a queste, sosteniamo inoltre le famiglie di ex detenuti che, una volta usciti dal carcere, non riescono a trovare lavoro, e aiutiamo questi ultimi nella ricerca di un impiego.

Ma la cosa meravigliosa è che tanti di loro, una volta usciti, pur non avendo un lavoro, decidono di dedicarsi al volontariato, andando a trovare a loro volta tante altre famiglie di detenuti, e mettendo così in pratica la frase del vangelo “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Nel tempo si è formato all’interno del Progetto, un gruppo di volontari composto da: ex detenuti, che, avendo fatto l’esperienza di Dio all’interno del carcere, vogliono ora annunciarlo in altre famiglie e nelle parrocchie di Roma; volontari non credenti che, pur non avendo il dono della fede, condividono la passione per l’uomo e per i valori della solidarietà civile; e volontari della Comunità di Nuovi Orizzonti che, come MICORS, sentono una forte chiamata a portare l’abbraccio misericordioso del Padre nelle carceri e a quanti sono nella sofferenza fisica o spirituale.

Noi volontari di Nuovi Orizzonti, collaboriamo nel “Progetto Sempre Persona” in quattro modi differenti:

1) tenendo la corrispondenza con molti detenuti che si trovano ancora in carcere;

2) accompagnando Alfonso nelle testimonianze, che vengono fatte nelle parrocchie della diocesi di Roma, dove tanti decidono di sostenere il progetto, lasciando delle libere offerte;

3) nella fase di realizzazione dei pacchi da portare alle famiglie, da diversificare in base alle diverse esigenze;

4)  accompagnando Alfonso nelle case di tanti detenuti ed ex detenuti, andando a trovare queste famiglie, attualmente più di 170,  nei quartieri più caldi di Roma: Tor Vergata, Tor Bella Monaca, San Basilio, Pietralata, Ponte di Nona e tanti altri.

 

Dall’esperienza fatta con i ragazzi e le ragazze tossicodipendenti nella Comunità di Nuovi Orizzonti, e con i detenuti ed ex detenuti nel “Progetto Sempre Persona”, ho capito che NON ESISTONO PERSONE BUONE O PERSONE CATTIVE, MA SOLO PERSONE PIU’ FERITE DI ALTRE, persone che, per guarire quella ferita profonda del cuore, hanno bisogno del nostro amore, un amore gratuito: solo così potranno tornare ad amare anche loro un giorno.

Credo sia proprio questa la chiave di lettura con cui interpretare il “Progetto sempre Persona”: un progetto che mira alla persona, affinché essa si senta amata, e mai, mai, nonostante i propri errori, giudicata.

Tutto questo, insieme alle testimonianze personali di tanti carcerati, è diventato un libro, alla cui redazione ho avuto il piacere di partecipare, dal titolo “Ero carcerato”,  che mette in evidenza anche quella che è la radice più profonda che alimenta e muove questo progetto, cioè l’esigenza di dare una risposta immediata alla frase del Vangelo:

Ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 36).

 Liliana Zanghì

 

 

 

 

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