Attualità

Giubileo della Misericordia nel carcere di Frosinone

Sabato 11 giugno, in occasione di una serie di incontri organizzati dalla pastorale carceraria per il Giubileo della Misericordia, noi volontari di Nuovi  Orizzonti abbiamo  incontrato un gruppo di detenuti del carcere di Frosinone. E’ stato un momento di “Cielo”, come in tanti lo hanno definito, in cui per qualche istante ci è sembrato di non vedere  le sbarre che ci rinchiudevano e di non sentire il rumore dei mazzi di chiavi che si  genera quando passano da una mano all’altra delle guardie, in un continuo aprirsi e chiudersi di porte, che si aprono  solo per chiuderti da un’altra parte. Abbiamo condiviso poche ore,  culminate con una messa semplice, partecipata, piena di una gioia palpabile e non scontata. E  insieme, tutti, abbiamo attraversato la Porta Santa. Si è aperta inaspettatamente davanti ai nostri occhi, tra le tante porte a sbarre che ci confinavano. L’hanno aperta le chiavi dell’accoglienza, i sorrisi, le mani che si stringevano, le lacrime versate e accolte, le storie condivise. Si è aperta subito, senza prove, senza tentativi falliti e ci ha introdotto a un nuovo e inaspettato incontro con Dio, che nessuno di noi potrà più scordare.

Ve lo racconto con le parole di chi insieme a me ha oltrepassato quella Porta, con la sorpresa di vederla rimanere aperta per l’eternità.

La cosa che mi ha colpito di più oggi è stato sentire un ragazzo musulmano che sta scontando l’ergastolo dire: “io ho molta speranza in Dio …so che mi aiuterà…e vedo molta luce per il mio futuro …stando qui ho iniziato a leggere la Bibbia ogni sera …e questo mi riempie di speranza …so che Dio mi aiuterà”. (Massimiliano)

 È stata un’esperienza di una bellezza inaspettata. All’inizio ero titubante perché non sapevo se fossi stata in grado di affrontare questa situazione. Sto facendo anche io un percorso di guarigione del cuore, per cui ho pensato di non poter essere d’aiuto per qualcuno, se sono io la prima ad averne bisogno. Oggi dico, per fortuna che l’ho fatto! È stato grandioso! Conoscere queste persone, non come ce le presentano gli altri, (ovvero.. “quelli sono detenuti, cosa puoi aspettarti da loro se non cose negative?”) ma come si presentano per davvero, per quello che sono: uomini, che gridano forte da dentro il loro bisogno di aiuto, di ascolto, di qualcuno che non li faccia sentire in tribunale e sotto accusa. Padri di famiglia, mariti, fratelli e figli che hanno negli occhi il sogno della libertà, nel cuore la voglia di ricominciare, la speranza grande di spezzare quelle catene. Ed in tutti loro, ho visto la luce negli occhi del perdono, la fragilità, la timidezza.. Voglio bene a persone che ho visto 3 ore. Ciro mi ha detto che ha 5 figli, una ha il mio nome, Ciro è arrabbiato con il mondo, non vuole essere pregiudicato a vita. Ciro ha una grande speranza di poter un giorno riabbracciare i propri figli, ed io l’ho abbracciato, forte, e spero in quell’abbraccio di essere riuscita a donargli un po’ di luce, di farlo sentire al sicuro, di fargli capire che ai miei occhi non sarà mai un detenuto, ma un amico e un fratello. E quell’abbraccio mi ha fatto capire quanto le mie paure fossero inutili, perché se apriamo il cuore e facciamo entrare la luce, la gioia, anche solo un sorriso ed un abbraccio possono essere il regalo più prezioso per un nostro fratello.E gioia sia! (Alessia)

 “Anche San Pietro e San Paolo sono stati in carcere… io non sono migliore di loro.” Sono queste le parole  di Papa Francesco che ho letto prima di addormentarmi la sera prima della nostra missione nel carcere di Frosinone in occasione del Giubileo della Misericordia per i carcerati, parole che hanno risuonato nel mio cuore per tutta la giornata. Lungo il percorso dal cancello d’ingresso esterno fino all’interno avvertivo tutta la tensione di un  uomo condannato, come una percorso che ti toglie ogni cosa ed anche la più preziosa, la speranza.  Avvertivo tutto il dolore delle famiglie, il disorientamento di un figlio in fila all’ingresso del carcere che può vedere il padre in poco tempo ed al di là di un banco. “Io non sono migliore di loro” è la frase che risuonava nella mia mente anche quando tutti quei ragazzi sono entrati nella sala dove aspettavamo di incontrarli e che subito dinanzi ai loro occhi si è  arricchita di  significato, del significato della Misericordia di Dio: “io sono preziosa e allo stesso modo lo sono loro, ognuno di loro.. come me sono un dono, un tesoro prezioso. Ho subito sentito una forte unità, ero una di loro, loro sorella, che come loro avevo anche io bisogno di essere lavata dalla Misericordia di Dio, mi sentivo di testimoniare loro che nessuna sbarra può  toglierti la speranza . Quello che tutti ci siamo sentiti di professare è che Gesù davvero può donarci la vera libertà anche se siamo fisicamente reclusi e che ci si può  sentire dei Re agli occhi di Dio, anche se i mondo ci considera dei miserabili. Mi sentivo in cordata con loro, grata a Dio di avermi svelato il dono del suo Amore Misericordioso e desiderosa di lasciarlo quantomeno intuire a tutti quei ragazzi “belli come il sole”. (Giulia)

L’esperienza fatta in carcere mi ha insegnato tanto, ascoltare le storie di questi detenuti, durante un momento di condivisione profonda, è stato davvero arricchente. Ho capito che se Dio permette un male, come per esempio il fatto di ricevere una pena ingiusta per qualcosa che non si è commesso, è sempre e solo perché dietro ci sia un bene più grande: la conversione di tanti cuori. Sì, posso dire che ascoltare le loro storie ha aiutato la conversione del mio cuore. (Liliana)

 La frase che più mi ha colpito di questa mattinata in carcere è stata quella iniziale di una guardia…che aprendoci i cancelli del carcere ci dice: “ma voi una casa non ce l’avete?” rimango molto colpito e spiazzato… e dentro il mio cuore trovo subito la risposta…. tanto che la bocca non riesce a contenerla e mi esce: “ma questa è la nostra casa”! Si perché quando conosci un amore e una misericordia tanto grande che ti salva la vita, la tua casa non diventa il luogo dove puoi stare bene e godere dei piaceri della vita senza occuparti dei fratelli più bisognosi e morendo nel tuo egoismo, ma diventa proprio quel luogo dove regna la disperazione, la solitudine, l’abbandono il giudizio e l’indifferenza per essere quelle braccia aperte al povero, che portano amore e speranza. 

Devo dire che la risposta dei detenuti è stata sorprendente, appena sono arrivati nella sala li abbiamo accolti con grande gioia e un abbraccio e abbiamo visto i loro occhi cambiare immediatamente dalla tristezza alla felicità… finalmente qualcuno che non li trattava da schiavi o matricole…ma da persone umane, da figli di Dio!… e di nuovo la conferma che non esistono persone cattive ma persone che non sono state amate e che quando fanno questa esperienza di amore, cade la maschera del duro e trovi una persona con una storia, delle ferite che abbassa le difese e ti si consegna per tutto ciò che è con i suoi dolori e sofferenze. Come sempre vediamo di quanto l’Amore vince sempre e di quanta gioia ricevi, donando! (Stefano)

Sono passati due giorni ma i vostri volti, i vostri nomi, i frammenti di voi e del vostro dolore che ci avete donato, sono penetrati come schegge di una granata nella mia carne, nel mio cuore, nei miei pensieri. Non riesco a dimenticarvi e a non offrire il vostro dolore nell’eucarestia. Il corpo e il sangue di Gesù che abbiamo condiviso ci ha legati in modo inspiegabile. Il tuo Amore ancora una volta ha vinto Gesù. Non esistono catene, cancelli, grate, muri che possano imprigionarlo. L’ amore è libertà e libera chi ama e si lascia amare. Grazie Gesù. (Don Dante)

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